“Dare dei limiti è indispensabile per la crescita.” Questo è quanto affermato dal medico e psicoterapeuta Alberto Pellai in una sua intervista.
Ciascun genitore dovrebbe avere la premura di educare i propri figli responsabilmente, disegnando una cornice attorno ai loro comportamenti.
Non sempre però, gli adulti percepiscono l’importanza delle regole o per lo meno, a volte falliscono nell’imposizione delle stesse. Spesso, afferma Pellai, sono le scuole a segnalare la presenza di bambini incapaci di vivere in un contesto sociale e di relazionarsi con altre persone. Ciò emerge dal fatto che questi ragazzi non hanno mai sviluppato capacità auto regolative e auto riflessive, ne tanto meno competenze pro sociali.
Lo scopo delle regole infatti, è quello di educare sin da piccoli gli individui a vivere in un contesto sociale ben più ampio rispetto al proprio nido familiare.
Amore e regole: il giusto equilibrio.
Oggigiorno, è possibile constatare come i giovani adulti diano alla luce meno figli e anche più tardi rispetto ad una volta. La tendenza dei neo genitori è quindi quella di essere iperprotettivi, amando oltre l’impossibile le proprie creature, senza imporre loro alcun tipo di restrizione. La credenza comune è che le regole non rientrino nella sfera dell’amabilità, perciò se un genitore prova un forte sentimento verso il proprio figlio, non può certo fare la parte del cattivo definendo limitazioni.
Questa convinzione è alquanto errata; come afferma Pellai, l’amore per un figlio non dev’essere affatto condizionato e/o compromesso da piccoli impedimenti che vengono invece imposti con l’obiettivo di educare. Non è affatto sbagliato avere un rapporto amorevole con i propri ragazzi, però è fondamentale che un genitore sia anche autorevole al punto giusto, insegnando loro delle lezioni di vita. Il saper fare, il saper esser e il sapersi relazionare sono competenze che sin da piccoli è importante coltivare.
Limiti, confini e regole sono quindi alla base di un successo evolutivo.
In un percorso educativo, è indispensabile che la figura adulta di riferimento definisca regole specifiche e adeguate al momento di sviluppo del più piccolo, affinché quest’ultimo sia poi in grado di decollare in autonomia con le proprie conoscenze e competenze.
Pellai termina la sua intervista dicendo: “…si dovrebbe rallentare la virtualizzazione della vita dei figli. … non dovrebbero essere dotati di smartphone almeno fino alla fine della scuola media”. Il mondo virtuale infatti, è profondamente pericoloso per ragazzi e adolescenti, perché non conosce né confini, né regole: là dentro i più giovani rischiano di vedere le cose più estreme (dallo sport alla sessualità) che appartengono ad una realtà diseducativa, non controllata da nessuno.